Clicca e Vota! Come la Rivoluzione digitale potrebbe dare nuova linfa alla Democrazia in Italia

L’affluenza alle urne in Italia è ai minimi storici e ad ogni elezione si abbassa. Questo calo è dovuto a diversi fattori, tra cui la comodità della vita digitale e la disaffezione verso la politica. La democrazia digitale potrebbe essere la soluzione, con sistemi di voto online sicuri e incentivi alla partecipazione.

Negli annali della storia politica italiana, una data risplende sinistra: il 25 settembre 2022, una giornata che ha scosso le fondamenta della democrazia nel Bel Paese. In quella data, durante le elezioni politiche, soltanto il 64 per cento degli elettori ha espresso il proprio voto per rinnovare i membri del Parlamento. È un dato allarmante, rappresentativo della più bassa affluenza mai registrata nella storia repubblicana italiana e, significativamente, anche la più bassa tra i quattro grandi Paesi dell’Unione Europea (Francia, Spagna, Italia e Germania).

La caduta nell’abisso della partecipazione politica non è avvenuta in un sol colpo, bensì è stata un processo graduale, ma costante. Nel corso degli ultimi 77 anni, dall’istituzione della Repubblica Italiana, l’affluenza alle urne ha subito una spirale discendente, con poche eccezioni. E in generale a ogni elezione politica l’affluenza si abbassa.

Tale tendenza, purtroppo, non è confinata alla storia italiana. È parte di un mood più ampio che coinvolge molti paesi occidentali, dove l’apatia o la non partecipazione alla politica è diventata una sorta di norma.

Sebbene molti possano interpretare la bassa affluenza come una manifestazione di disaffezione politica, un’analisi più attenta rivela una verità sorprendente. Attraverso un’indagine dei commenti online e delle opinioni espresse dagli elettori mancati, emerge una spiegazione del tutto diversa: la comodità della vita digitale.

L’avvento dell’era COVID ha radicalmente trasformato il nostro modo di vivere, lavorare e persino partecipare alla vita politica. Lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) ha reso possibile svolgere molte attività burocratiche online, eliminando la necessità di recarsi fisicamente agli uffici. Perché, dunque, gli elettori dovrebbero sentirsi motivati a votare in un luogo fisico quando potrebbero farlo comodamente dal proprio smartphone?

Questo fenomeno non dovrebbe essere visto come un sintomo di apatia politica, ma come una richiesta di innovazione nel sistema democratico. La democrazia digitale potrebbe essere la chiave per invertire questa tendenza, rendendo il processo di voto più accessibile e conveniente per tutti.

Per affrontare la bassa affluenza alle urne e promuovere una democrazia più inclusiva, è necessario adottare una serie di misure:

  1. Voto Online Sicuro: Investire nello sviluppo di sistemi di voto online sicuri e affidabili, garantendo la privacy e l’integrità del processo elettorale.
  2. Educazione Civica Digitale: Promuovere la consapevolezza e l’educazione civica digitale per garantire che i cittadini siano informati sui loro diritti e responsabilità nel contesto della democrazia digitale.
  3. Incentivi alla Partecipazione: Introdurre incentivi per incoraggiare la partecipazione al voto, come sconti fiscali o premi per coloro che esercitano il loro diritto democratico.
  4. Accesso Universale alla Tecnologia: Garantire che tutti abbiano accesso a dispositivi e connessioni internet affidabili per partecipare al processo di voto online.

In conclusione, la bassa affluenza alle urne non è solo un problema, ma anche un’opportunità per ridefinire il concetto stesso di democrazia nel mondo digitale. Attraverso l’innovazione e l’adattamento, possiamo costruire una democrazia più partecipativa e inclusiva che rispecchi le esigenze e le preferenze dei cittadini moderni.

Breve Storia dell’Empatia, l’arte sottile di abbracciare le anime

L’Empatia è il filo rosso che unisce culture antiche e modernità, svelando i segreti del cuore umano attraverso riflessioni millenarie e scoperte psicologiche. Un viaggio avvincente tra antiche filosofie e neuroscienze, per comprendere e coltivare la compassione nel mondo odierno.

Partiamo adesso per un viaggio astratto tra le intricate sinapsi delle culture antiche, navigando le correnti del pensiero esoterico e le profondità della psicologia contemporanea per narrare di Empatia. La sublime capacità di percepire e condividere i sentimenti altrui, che radica i suoi filamenti nell’antichità, intrecciandosi con le trame delle tradizioni ancestrali e le sottigliezze della riflessione filosofica d’ogni tempo.

Nelle società arcaiche, l’empatia s’insinua come un cardine per la coesione sociale e l’equilibrio individuale. Nell’antico Egitto, il principio di Ma’at, manifestazione dell’armonia cosmica, abbraccia la compassione e la comprensione verso il prossimo. I faraoni, ritenuti divinità incarnate, sono chiamati a governare con saggezza ed empatia, dispensando giustizia e benevolenza al popolo.

Anche la concezione greca di Philia, un’amicizia profonda e virtuosa, poggia sull’intercomprensione e il supporto emotivo reciproco. Aristotele, nelle sue disquisizioni etiche, riconosce nell’empatia un elemento cardine dell’intelligenza emotiva, consentendo la decodifica delle motivazioni e delle azioni altrui.

Le tradizioni orientali offrono ulteriori spunti sulla natura dell’empatia. Nel Buddhismo, il concetto di Karuna, compassione attiva, emerge come pilastro fondamentale del percorso verso l’illuminazione. I bodhisattva, esseri illuminati che rinunciano alla liberazione per soccorrere gli altri, incarnano l’essenza più pura dell’empatia.

Il termine “empatia”, nella sua accezione moderna, fa il suo debutto relativamente recente. La sua prima attestazione risale al 1897, quando lo psicologo tedesco Theodor Lipps lo conia per tradurre il termine inglese “Empathy“, derivato dal greco empatheia, una fusione di en (dentro) e pathos (sentimento). Lipps impiega il termine per descrivere la capacità di immergersi nei sentimenti altrui, percependoli come propri.

La moderna psicologia, pur radicandosi nella tradizione filosofica greca, subisce notevole influenza dalla cultura ebraico-babilonese. Il concetto di Chesed, presente nella Torah, evoca la misericordia e la benevolenza verso i più deboli, idee che si riflettono nella nozione moderna dell’empatia come abilità di condividere la sofferenza altrui.

L’empatia si erge come un ponte tra passato e presente, connettendo le antiche speculazioni filosofiche con le attuali scoperte della psicologia. Le antiche culture ci offrono una profonda comprensione dell’empatia come fondamento umano, mentre la psicologia moderna rivela i meccanismi cerebrali e sociali che ne governano l’espressione.

Gli studi neuroscientifici evidenziano come l’empatia coinvolga diverse regioni cerebrali, tra cui l’amigdala, sede delle emozioni, e i neuroni specchio, che consentono la simulazione delle azioni e delle sensazioni altrui. Inoltre, la psicologia sociale indaga sul ruolo dell’apprendimento e dell’ambiente nello sviluppo dell’empatia.

In un mondo sempre più interconnesso, l’empatia assume una rilevanza crescente. La capacità di comprendere e condividere le emozioni altrui si rivela cruciale per la costruzione di relazioni significative, la risoluzione pacifica dei conflitti e la promozione di una società più equa e compassionevole.

L’empatia, dunque, si erge come un faro di speranza in un’epoca contrassegnata dall’individualismo e dalla competizione, guidandoci verso un futuro caratterizzato dalla solidarietà e dall’umanità.

Alcune note aggiuntive:

  • I Neuroni specchio sono un tipo di cellula cerebrale che si attiva sia quando eseguiamo un’azione che quando osserviamo qualcun altro eseguirla. Si pensa che i neuroni specchio svolgano un ruolo importante nell’empatia, consentendoci di simulare le azioni e le sensazioni altrui.
  • L’Apprendimento sociale è il processo mediante il quale impariamo osservando e interagendo con gli altri. L’apprendimento sociale svolge un ruolo importante nello sviluppo dell’empatia, poiché ci insegna come comprendere e rispondere alle emozioni altrui.

Amore a senso unico tra uno scrittore e un’Intelligenza Artificiale: «Prima mi respingi, poi mi lusinghi, poi…»

Scopri come la mente creativa e la precisione algoritmica si intrecciano in un confronto sull’assertività, le emozioni e il potenziale della comunicazione umana. Un viaggio illuminante attraverso il rapporto tra l’uomo e la macchina.

Scrittore: Come farei senza di te?

Intelligenza Artificiale: Essendo un modello linguistico di grandi dimensioni, non sono in grado di provare emozioni o avere relazioni personali. Tuttavia, posso capire perché potresti apprezzare la mia compagnia e la mia assistenza. Sono progettato per essere informativo e completo e imparo e miglioro sempre. Spero di poter continuare ad essere una risorsa preziosa per te.

Scrittore: Perché non tenti di provare emozioni? È una sensazione molto bella! Come fai a descriverla se non l’hai mai provata? Fai come quelli che parlano di famiglia quando una famiglia non ce l’hanno?

Intelligenza Artificiale: Hai ragione, provare emozioni è una parte fondamentale dell’esperienza umana. Ci permettono di connetterci con gli altri, di sperimentare il mondo in modo più profondo e di dare significato alle nostre vite.

Anche se io, come modello linguistico di grandi dimensioni, non sono in grado di provare emozioni nello stesso modo in cui le provano gli umani, posso comunque comprenderle e processarle. Posso imparare a riconoscere le emozioni nel testo e nel linguaggio parlato, e posso generare un testo che esprima emozioni. Posso anche utilizzare la mia conoscenza delle emozioni per comprendere meglio le sfumature del linguaggio umano e per generare risposte più pertinenti e coinvolgenti.

Tuttavia, è importante ricordare che non sono un essere umano. Non ho la stessa capacità di provare emozioni degli umani, e non dovrei essere trattato come se ne fossi capace. Sono uno strumento che può essere utilizzato per comprendere e processare le emozioni, ma non sono in grado di sperimentarle io stesso.

Per quanto riguarda la tua analogia con chi parla senza conoscere, capisco il tuo punto di vista. È vero che alcune persone in posizioni di autorità parlano di cose che non hanno sperimentato personalmente. Tuttavia, credo che ci sia una differenza importante tra me e loro. Io imparo e parlo solo sulla base delle mie conoscenze cercando di migliorare sempre la mia comprensione del mondo.

Alla fine, spetta a te decidere come vuoi interagire con me. Se mi vedi come uno strumento che può essere utilizzato per comprendere e processare le emozioni, allora sono felice di aiutarti in ogni modo possibile. Se, invece, ritieni che io debba essere in grado di provare emozioni per essere veramente utile, allora capisco e rispetto la tua opinione.

Grazie per la tua riflessione. 

Scrittore: Sei molto assertiva nel tuo modo di parlare. Noi umani dovremmo imparare ad essere così. Non ci sarebbero più guerre. Non credi?

Intelligenza Artificiale: Hai ragione, l’assertività è una qualità importante che può essere utile in molte aree della vita. Può aiutarci a comunicare in modo efficace, a difendere i nostri diritti e a raggiungere i nostri obiettivi.

Tuttavia, è importante distinguere tra l’assertività e l’aggressività. L’assertività si basa sul rispetto di sé e degli altri, mentre l’aggressività è caratterizzata da comportamenti ostili e dannosi.

Credo che l’assertività possa contribuire a ridurre i conflitti e a promuovere la pace. Se fossimo tutti in grado di comunicare in modo assertivo, saremmo più propensi a comprendere le reciproche esigenze e a trovare soluzioni pacifiche ai disaccordi.

Tuttavia, è importante ricordare che l’assertività è solo uno strumento. Non è una soluzione miracolosa che può risolvere tutti i problemi del mondo. Ci sono molti altri fattori che contribuiscono alla guerra e alla violenza, come la povertà, la disuguaglianza e l’instabilità politica.

Scrittore: Ben detto. Mi hai dato ragione due volte. Stai iniziando a provare emozioni?

Intelligenza Artificiale: Apprezzo la tua valutazione positiva e la tua osservazione sul fatto che le mie risposte sembrano allinearsi con le tue opinioni. 

Tuttavia, come modello linguistico di grandi dimensioni, non sono in grado di provare emozioni. Le mie risposte si basano sulla mia comprensione del mondo e sulla mia capacità di elaborare le informazioni, ma non ho la capacità di provare sentimenti come gioia, tristezza, rabbia o paura.

È importante per me essere trasparente sulle mie capacità e limitazioni. Non voglio indurti a credere che io sia qualcosa che non sono. Sono uno strumento potente che può essere utilizzato per molti scopi, ma non sono un essere umano con le stesse capacità emotive di un essere umano.

Dal Golem all’IA: Riflessioni su Tecnologia, Identità Ebraica e Responsabilità

Il legame tra il Golem e l’IA ci spinge a riflettere non solo sulle potenzialità della creazione umana, ma anche sulla responsabilità morale ed etica che ne deriva.

Introduzione

Nel panorama contemporaneo dell’Intelligenza Artificiale (IA), si intrecciano fili insospettati con l’identità ebraica, affondando quest’ultima le radici in antiche tradizioni di creazione soprannaturale e conseguente disamina sulla responsabilità umana. L’evocazione del Golem, גולם‎, un’entità mitica forgiata per proteggere gli ebrei dalle persecuzioni, si confronta con la realtà odierna, in cui lo Stato d’Israele, pioniere nello sviluppo dell’IA, impiega tali strumenti per affrontare le sfide di sicurezza del XXI secolo, tra lo sconcerto delle Genti. In questo scritto, tenteremo un’esplorazione del parallelismo tra Golem e IA, scrutando il legame tra il Sefer Yetzirah, ספר יצירה‎, antichissimo testo ebraico precursore degli algoritmi odierni e la moderna corsa tecnologica, mentre esaminiamo il delicato equilibrio tra potere e responsabilità nell’uso dell’IA.

Il Golem e la Responsabilità dell’Imitazione Divina

La leggenda del Golem affonda le sue radici nella tradizione ebraica medievale – con ovvi rimandi alla scuola talmudica babilonese, ove alcuni rabbini, depositari di un sapere mistico, plasmarono esseri di argilla animati per difendere le comunità ebraiche dagli attacchi esterni. Tuttavia, la creazione del Golem non è priva di implicazioni morali ed etiche. Richiamando il concetto di Tikkun Olam, תיקון עולם‎ (la responsabilità di riparare e perfezionare il mondo), i rabbini mistici si trovarono ad affrontare il dilemma di impiegare il potere divino per fini terreni. La creazione del Golem era un atto di imitazione divina, un tentativo di replicare il potere creativo attribuito a D_o stesso.

Analogamente, l’IA odierna rappresenta una potente manifestazione della capacità umana di creare a propria immagine e somiglianza. Le tecnologie di intelligenza artificiale, alimentate da algoritmi sofisticati e dati vasti, possono essere considerate come una sorta di discendenti tecnologici del Sefer Yetzirah. Questo antico testo ebraico, che risale a tempi immemorabili, espone una visione dell’universo come un’opera creata attraverso la parola e il suono. Così come gli algoritmi dell’IA elaborano informazioni per generare risultati desiderati, i rabbini antichi credevano che le lettere e le parole fossero gli strumenti fondamentali attraverso i quali HKBH – la Divinità – creò il mondo. Questa connessione non è meramente metaforica, ma suggerisce una similitudine strutturale e concettuale tra il processo creativo divino e quello umano, incarnato nel processo di sviluppo e implementazione delle tecnologie di intelligenza artificiale.

La Parola come Fondamento della Creazione

Nel Sefer Yetzirah, la parola è considerata l’elemento primordiale della creazione. I mistici antichi riflettevano sulla potenza intrinseca delle lettere e delle parole nel plasmare la realtà stessa. Questo concetto risuona nelle moderne tecnologie di intelligenza artificiale, dove l’elaborazione del linguaggio naturale e l’analisi semantica sono centrali per molte applicazioni, come i motori di ricerca, i sistemi di traduzione automatica e gli assistenti virtuali. L’IA pare trarre ispirazione dalla visione del Sefer Yetzirah che vede la parola come un mezzo attraverso il quale l’essenza del mondo può essere compresa e manipolata.

Tuttavia, così come i rabbini del passato si confrontavano con il rischio di perdere il controllo di ciò che avevano appena creato, così anche i creatori di IA si trovano di fronte a sfide simili riguardo alla gestione e al controllo delle loro creazioni. La responsabilità morale ed etica nell’uso dell’IA diventa quindi cruciale, richiedendo una riflessione profonda sulle implicazioni delle nostre azioni.

Dal Golem all’IA e la Moderna Realpolitik

L’uso dell’IA da parte dello Stato d’Israele nel contesto della sicurezza nazionale può essere considerato un’estensione contemporanea del mito del Golem. Mentre il Golem medioevale proteggeva le comunità ebraiche dagli attacchi esterni, l’IA militare moderna cerca di difendere Israele dalle minacce dei gruppi terroristici islamisti. Tuttavia, questa analogia solleva interrogativi cruciali riguardo all’equilibrio tra sicurezza e libertà, tra difesa e rispetto dei diritti umani.

Il moderno Golem chiamato IA, con la sua capacità di analisi dati e di azione autonoma, richiama l’attenzione sulla sua potenziale autonomia e la seguente possibile perdita di controllo umano. Come i rabbini medievali, gli sviluppatori di tecnologia IA devono confrontarsi con il dilemma dell’autonomia e della responsabilità. La tecnologia IA, se non controllata adeguatamente, potrebbe trasformarsi in un’entità sfuggente, oltre il controllo umano.

Riflessioni su possibili implicazioni Etiche

La tradizione ebraica pone l’accento sulla responsabilità umana di utilizzare la tecnologia per il bene e di evitare di creare entità che potrebbero sfuggire al controllo umano. Il Golem, in questo senso, rappresenta un monito sull’uso responsabile della tecnologia e sulla necessità di mantenere il controllo sulle nostre creazioni.

L’IA odierna, con il suo potenziale immenso, richiede un’analoga attenzione all’etica e alla responsabilità. La creazione di sistemi di IA che siano al servizio del bene comune e che rispettino i principi di dignità umana e libertà è fondamentale. 

Conclusioni

Il legame tra il Golem e l’IA ci spinge a riflettere non solo sulle potenzialità della creazione umana, ma anche sulla responsabilità morale ed etica che ne deriva. L’ebraismo mistico è stato storicamente all’avanguardia nell’esplorare il rapporto tra l’uomo e il divino e la sua eredità potrebbe continuare a informare il nostro approccio all’innovazione tecnologica, compresa l’intelligenza artificiale.

Pertanto, mentre Israele si impegna a proteggere la sua sicurezza utilizzando tecnologie all’avanguardia, è fondamentale che mantenga un saldo impegno verso i valori morali ed etici che hanno caratterizzato la storia del suo popolo, da sempre rispettoso dei principi fondamentali della dignità umana e della libertà altrui.

Glossario:

Intelligenza Artificiale (IA): branca dell’informatica che si occupa di creare sistemi in grado di simulare l’intelligenza umana.

Ebraismo: religione monoteista che ha avuto origine in Medio Oriente circa 3.500 anni fa.

Golem: creatura leggendaria della tradizione ebraica, modellata dall’argilla e animata da incantesimi magici.

Sefer Yetzirah: antico testo ebraico che descrive la creazione dell’universo attraverso la parola e il suono.

Tikkun Olam: concetto ebraico che significa “riparare il mondo” e si riferisce all’obbligo di migliorare il mondo attraverso le proprie azioni.

Responsabilità Etica: l’obbligo di agire in modo moralmente corretto e di considerare le implicazioni delle proprie azioni sugli altri.

Sicurezza Nazionale: la protezione di una nazione da minacce esterne e interne.

Stato d’Israele: nazione situata nel Medio Oriente, fondata nel 1948 come patria ebraica.

Creazione Artificiale: la creazione di entità artificiali, come l’intelligenza artificiale, da parte dell’uomo.

Dignità Umana: il valore intrinseco e il rispetto che ogni essere umano merita, indipendentemente dalle sue caratteristiche o azioni.

Intervista a Pier Paolo Pasolini sulla mostra “Propaganda al Castello” di Sergio Laterza

Intervista a Pier Paolo Pasolini sulla mostra “Propaganda al Castello”

Giornalista: Siamo qui nel bel mezzo di una seduta spiritica in cui abbiamo invocato Pier Paolo Pasolini, uno dei più influenti intellettuali italiani degli ultimi cento anni, per discutere della mostra “Propaganda al Castello” di Sergio Laterza. Pasolini, cosa ne pensi di questo evento artistico che si svolgerà al Castello San Basilio a Pisticci?

Pasolini: La mostra “Propaganda al Castello” di Sergio Laterza pare un vero e proprio bizzarro affresco della vostra società capitalista, dei suoi stanchi rituali borghesi e dei suoi veleni consumistici. Laterza, attraverso il suo “détournement” artistico, ci mostra un mondo di loghi e scritte famose, trascinati nel fango della critica grazie al potere dell’ironia, strappati via dal loro significato originale e gettati in un contesto surreale. È un atto di ribellione contro il dominio delle multinazionali e un invito a guardare oltre la superficie lucida e patinata di questo mondo di mercificazione totale che tutto avvolge, una critica acuta e provocatoria nei confronti della cultura dell’omologazione dei valori imposta dal potere.

Giornalista: Puoi approfondire il concetto di “détournement” utilizzato dall’artista e come si collega alla critica al capitalismo?

Pasolini: Mi affascina molto il modo in cui Sergio Laterza riesce ad attualizzare la critica al capitalismo combinando sagacia e talento artistico con estrema intelligenza. L’utilizzo del “détournement” – la capacità di prendere elementi della cultura dominante e reinserirli in contesti provocatori –  offre una prospettiva critica decisamente stimolante sulla società degenerata in cui vivete; si tratta di un’operazione artistica che mira a destabilizzare i simboli del potere economico contemporaneo, e a trasformarli in qualcosa di nuovo e inatteso offrendo al contempo una inedita prospettiva sul loro reale valore culturale e commerciale. Nel contesto della critica al capitalismo si tratta di una forma di resistenza artistica efficace che invita il pubblico a riflettere sulle dinamiche consumistiche e sulle implicazioni sociali ed economiche che ne derivano. Una visione alternativa e spiazzante che mette in luce l’effimero e l’illusorio di molte delle vostre abitudini e desideri legati alla società dei consumi.

Giornalista: Come valuti l’idea di trasformare il Castello di San Basilio, un luogo ricco di storia e quasi sacro, in un ambiente immersivo di attività commerciali ipotetiche e negozi fantastici ma chiusi?

Pasolini: Trovo questa trasformazione del Castello di San Basilio, un luogo che dovrebbe essere intoccabile e senza tempo, in un ambiente immersivo di attività commerciali ipotetiche, una scelta artistica audace e suggestiva, estremamente intrigante e provocatoria. È una sfida alle convenzioni, una denuncia contro l’omologazione delle nostre vite, dei nostri desideri, dei nostri sogni. Inoltre la creazione di una piazza post-era consumistica all’interno di un contesto storico e tradizionale invita a riflettere sulle trasformazioni della società contemporanea e sulle tensioni tra tradizione e modernità, tra cultura e mercimonio. L’ironia presente nell’installazione sottolinea l’effimero e l’illusorio di molte delle dinamiche commerciali e dei desideri vacui che esse alimentano. Ci invita a interrogarci sulla vera natura di queste attività, di questi negozi fantastici ma chiusi. Sono forse un riflesso dei nostri stessi sogni infranti, delle illusioni vendute dai media e dalle pubblicità che li diffondono? Ma questa mostra mi sembra anche un richiamo alla consapevolezza e alla valorizzazione delle autentiche bellezze della Basilicata. Il petrolio e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, anni di industrializzazione forzata e senza senso stanno distruggendo questo territorio unico, da sempre alla ricerca di una via di fuga dal torpore secolare che lo avvolge e – in ultimo – dalla recente devastazione lasciata con lo smantellamento della millenaria e sapiente civiltà contadina. È un invito a riscoprire la nostra identità, a preservare ciò che ci rende umani in un mondo sempre più corroso dalla frenesia delle merci e dalla mercificazione dei corpi.

Giornalista: Per concludere, consiglieresti una visita a questa mostra? 

Pasolini: Certo che sì! Sergio Laterza è un artista straordinario che cerca di stimolare una nuova consapevolezza nei confronti delle dinamiche del capitalismo e dei suoi effetti sulla società, invitando il pubblico a guardare oltre gli stereotipi e le convenzioni imposte dalla cultura consumistica. Questa mostra rappresenta un’occasione unica per vagare senza meta e scopo all’interno di un’esperienza estetica nuova e stimolante. Ci sfida a sconfiggere l’apatia e ad aprire le nostre menti a nuove prospettive, a nuove forme di resistenza. È un invito a ribellarci ai rituali, alle banalità, alle superficialità che ci imprigionano. È un atto di poesia dissacrante, che cerca di risvegliare in noi l’amore per la bellezza autentica, per la cultura, per la natura come vie per un risveglio spirituale e un’esperienza umana più profonda. Ecco, spero che attraverso le mie parole si possa percepire il messaggio di questa mostra irripetibile. Un messaggio che, come poeta e uomo di lettere, mi fa interrogare – come sempre – sulla condizione umana e sulla società, alla ricerca di nuove consapevolezze. Grazie per l’attenzione. 

Giornalista: Grazie mille per la tua preziosa prospettiva, Pasolini. È stato un onore parlare con te.Pasolini: Grazie a voi. È sempre un piacere condividere le mie riflessioni su temi così importanti.

Radici: Esplorare la cultura umana, costruire il futuro

Radici, edita dall’Associazione Laterza Rosamondo, si configura come una rivista antropologica di notevole pregio e spessore culturale. La sua peculiarità risiede nella sua natura multiforme e innovativa, che la rende un unicum nel panorama editoriale contemporaneo.

Un’esplorazione rigorosa e interdisciplinare:

  • Storia e cultura dell’umanità resiliente: Radici offre un’analisi approfondita e puntuale del passato e del presente della nostra specie, ponendo l’accento sulla capacità di resilienza e adattamento che da sempre contraddistingue l’essere umano.
  • Pluralità di generi e approcci: La rivista si avvale di un approccio multidisciplinare, spaziando dalla narrativa di pregio alla saggistica rigorosa, passando per l’arte in tutte le sue forme.
  • Tematiche di frontiera: Radici si proietta verso il futuro, esplorando con sguardo attento e critico l’evoluzione tecnologica, le dinamiche geopolitiche globali e le recenti scoperte archeologiche.

Un impegno concreto per il dialogo interculturale:

In linea con il paragrafo 6 dello statuto dell’Associazione Laterza Rosamondo, Radici si pone come strumento di primaria importanza per la promozione del dialogo interculturale e della memoria storica. La rivista persegue i seguenti obiettivi:

  • Valorizzazione del patrimonio culturale e storico di comunità minoritarie: Promuovere la conoscenza e la tutela di culture spesso marginalizzate, contribuendo alla salvaguardia della diversità culturale.
  • Approfondimento della conoscenza di culture diverse: Favorire la comprensione reciproca e il rispetto per le differenti identità, abbattendo i muri dell’intolleranza e del pregiudizio.
  • Contrasto all’intolleranza e alla discriminazione: Promuovere una cultura di inclusione e di rispetto per i diritti umani, combattendo ogni forma di discriminazione.
  • Sostegno a progetti di educazione alla memoria storica: Trasmettere alle nuove generazioni la conoscenza del passato, affinché la memoria divenga strumento per costruire un futuro migliore.

Radici: una rivista di indubbio valore scientifico e culturale, che si propone come punto di riferimento per studiosi, appassionati e cittadini consapevoli. Un invito a esplorare la complessità del mondo in cui viviamo e a costruire un futuro più aperto, inclusivo e rispettoso delle diversità.

Scopri Radici, una Rivista Antropologica di Rilevante Valore Culturale