Intervista a Pier Paolo Pasolini sulla mostra “Propaganda al Castello” di Sergio Laterza

Intervista a Pier Paolo Pasolini sulla mostra “Propaganda al Castello”

Giornalista: Siamo qui nel bel mezzo di una seduta spiritica in cui abbiamo invocato Pier Paolo Pasolini, uno dei più influenti intellettuali italiani degli ultimi cento anni, per discutere della mostra “Propaganda al Castello” di Sergio Laterza. Pasolini, cosa ne pensi di questo evento artistico che si svolgerà al Castello San Basilio a Pisticci?

Pasolini: La mostra “Propaganda al Castello” di Sergio Laterza pare un vero e proprio bizzarro affresco della vostra società capitalista, dei suoi stanchi rituali borghesi e dei suoi veleni consumistici. Laterza, attraverso il suo “détournement” artistico, ci mostra un mondo di loghi e scritte famose, trascinati nel fango della critica grazie al potere dell’ironia, strappati via dal loro significato originale e gettati in un contesto surreale. È un atto di ribellione contro il dominio delle multinazionali e un invito a guardare oltre la superficie lucida e patinata di questo mondo di mercificazione totale che tutto avvolge, una critica acuta e provocatoria nei confronti della cultura dell’omologazione dei valori imposta dal potere.

Giornalista: Puoi approfondire il concetto di “détournement” utilizzato dall’artista e come si collega alla critica al capitalismo?

Pasolini: Mi affascina molto il modo in cui Sergio Laterza riesce ad attualizzare la critica al capitalismo combinando sagacia e talento artistico con estrema intelligenza. L’utilizzo del “détournement” – la capacità di prendere elementi della cultura dominante e reinserirli in contesti provocatori –  offre una prospettiva critica decisamente stimolante sulla società degenerata in cui vivete; si tratta di un’operazione artistica che mira a destabilizzare i simboli del potere economico contemporaneo, e a trasformarli in qualcosa di nuovo e inatteso offrendo al contempo una inedita prospettiva sul loro reale valore culturale e commerciale. Nel contesto della critica al capitalismo si tratta di una forma di resistenza artistica efficace che invita il pubblico a riflettere sulle dinamiche consumistiche e sulle implicazioni sociali ed economiche che ne derivano. Una visione alternativa e spiazzante che mette in luce l’effimero e l’illusorio di molte delle vostre abitudini e desideri legati alla società dei consumi.

Giornalista: Come valuti l’idea di trasformare il Castello di San Basilio, un luogo ricco di storia e quasi sacro, in un ambiente immersivo di attività commerciali ipotetiche e negozi fantastici ma chiusi?

Pasolini: Trovo questa trasformazione del Castello di San Basilio, un luogo che dovrebbe essere intoccabile e senza tempo, in un ambiente immersivo di attività commerciali ipotetiche, una scelta artistica audace e suggestiva, estremamente intrigante e provocatoria. È una sfida alle convenzioni, una denuncia contro l’omologazione delle nostre vite, dei nostri desideri, dei nostri sogni. Inoltre la creazione di una piazza post-era consumistica all’interno di un contesto storico e tradizionale invita a riflettere sulle trasformazioni della società contemporanea e sulle tensioni tra tradizione e modernità, tra cultura e mercimonio. L’ironia presente nell’installazione sottolinea l’effimero e l’illusorio di molte delle dinamiche commerciali e dei desideri vacui che esse alimentano. Ci invita a interrogarci sulla vera natura di queste attività, di questi negozi fantastici ma chiusi. Sono forse un riflesso dei nostri stessi sogni infranti, delle illusioni vendute dai media e dalle pubblicità che li diffondono? Ma questa mostra mi sembra anche un richiamo alla consapevolezza e alla valorizzazione delle autentiche bellezze della Basilicata. Il petrolio e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, anni di industrializzazione forzata e senza senso stanno distruggendo questo territorio unico, da sempre alla ricerca di una via di fuga dal torpore secolare che lo avvolge e – in ultimo – dalla recente devastazione lasciata con lo smantellamento della millenaria e sapiente civiltà contadina. È un invito a riscoprire la nostra identità, a preservare ciò che ci rende umani in un mondo sempre più corroso dalla frenesia delle merci e dalla mercificazione dei corpi.

Giornalista: Per concludere, consiglieresti una visita a questa mostra? 

Pasolini: Certo che sì! Sergio Laterza è un artista straordinario che cerca di stimolare una nuova consapevolezza nei confronti delle dinamiche del capitalismo e dei suoi effetti sulla società, invitando il pubblico a guardare oltre gli stereotipi e le convenzioni imposte dalla cultura consumistica. Questa mostra rappresenta un’occasione unica per vagare senza meta e scopo all’interno di un’esperienza estetica nuova e stimolante. Ci sfida a sconfiggere l’apatia e ad aprire le nostre menti a nuove prospettive, a nuove forme di resistenza. È un invito a ribellarci ai rituali, alle banalità, alle superficialità che ci imprigionano. È un atto di poesia dissacrante, che cerca di risvegliare in noi l’amore per la bellezza autentica, per la cultura, per la natura come vie per un risveglio spirituale e un’esperienza umana più profonda. Ecco, spero che attraverso le mie parole si possa percepire il messaggio di questa mostra irripetibile. Un messaggio che, come poeta e uomo di lettere, mi fa interrogare – come sempre – sulla condizione umana e sulla società, alla ricerca di nuove consapevolezze. Grazie per l’attenzione. 

Giornalista: Grazie mille per la tua preziosa prospettiva, Pasolini. È stato un onore parlare con te.Pasolini: Grazie a voi. È sempre un piacere condividere le mie riflessioni su temi così importanti.